Château d’eau:
le torri idriche diventano spazi residenziali
le torri idriche diventano spazi residenziali
Design, Architecture, Place
Sin dalla metà dell’Ottocento, il paesaggio urbano ha visto emergere al suo interno una silhouette ormai inconfondibile: si tratta delle torri idriche, imponenti strutture adibite allo stoccaggio e alla distribuzione dell’acqua nelle aree abitate.
Con il passare del tempo, questi “castelli d’acqua” (suggestiva definizione derivante dal termine in lingua francese, Châteaux d’eau) hanno assunto forme sempre più specifiche e particolari, trasformandosi in alcuni casi in vere e proprie opere d’arte nelle quali scatenare la propria visione creativa e architettonica.
Con il passare del tempo, questi “castelli d’acqua” (suggestiva definizione derivante dal termine in lingua francese, Châteaux d’eau) hanno assunto forme sempre più specifiche e particolari, trasformandosi in alcuni casi in vere e proprie opere d’arte nelle quali scatenare la propria visione creativa e architettonica.

Ci riferiamo, ad esempio, alla “Casa sulle nuvole” di Thorpeness, nella contea inglese del Suffolk: un ex serbatoio idrico costruito nel 1923 e riconvertito in albergo negli anni Settanta, con l’aggiunta, nella porzione superiore, di una piccola casa rossa dal tetto spiovente. L’edificio, ideato seguendo l’idea di “galleggiare sugli alberi” circostanti, è attualmente monumento nazionale.

Un altro interessante esempio è costituito dalla torre idrica di Svaneke, situata nella remota isola danese di Bornholm, ispirata ai segnali marittimi utilizzati per guidare le navi durante la navigazione. L’opera, ideata dall’architetto Jørn Utzon, è sorretta da tre pali di cemento, in grado di rendere il complesso solido, mantenendone al tempo stesso l’armonia totale.

Ci sono molti altri esempi concreti di come i serbatoi idrici abbiano potuto convertirsi in interessanti spazi abitativi, artistici o semplicemente “differenti”: dalla torre-pub di Brežice, in Slovenia, alla Poledertoren di Emmeloord, città olandese creata ex-novo nel secondo dopoguerra in un’area sottratta alle acque; quest’ultimo serbatoio, del quale esiste tuttora una replica in Giappone, è ormai il fulcro dell’intero centro abitato, oltre che il suo orologio e la torre campanaria.
Chi, in luoghi e tempi diversi, ha saputo donare nuova linfa e creatività a una tipologia di struttura ormai parte indelebile del nostro tessuto urbano, ha aderito inconsapevolmente a una sorta di “movimento” in grado di suscitare nuove emozioni in spazi un tempo dominati dall’acqua “portatrice di vita”, e, oggi, fonte indiretta di impulsi e stimoli di design che in qualche modo, sono essi stessi vita.
Chi, in luoghi e tempi diversi, ha saputo donare nuova linfa e creatività a una tipologia di struttura ormai parte indelebile del nostro tessuto urbano, ha aderito inconsapevolmente a una sorta di “movimento” in grado di suscitare nuove emozioni in spazi un tempo dominati dall’acqua “portatrice di vita”, e, oggi, fonte indiretta di impulsi e stimoli di design che in qualche modo, sono essi stessi vita.